In Inghilterra e in Germania la chiamano "Still Life" e "Stilleben", ossia "vita silente". In Italia, invece, le hanno appioppato il poco invitante nome di "Natura Morta". In ogni caso, da quando l'uomo ha smesso di porsi al centro di ogni composizione, placando momentaneamente la sua brama di egocentrismo sfrenato, la rappresentazione di oggetti silenziosi e inanimati ha caratterizzato il lavoro di moltissimi artisti. Oggi, il Museo Michetti di Francavilla al Mare dedica a questo specifico e sfaccettato tema un'esposizione di ampio respiro. Curata da Marilena Pasquali la mostra "Oltre l'oggetto. Morandi e la Natura Morta oggi in Italia" parte dall'ipotesi critica che in Italia molti fra i più importanti artisti del XX secolo e di oggi dedichino un'attenzione particolare alla Natura Morta, sentita non come mero genere pittorico, ma come fertile terreno di ricerca. Un discorso che si apre con Giorgio Morandi (1890-1964) - a cui è riservato un posto d'onore con 15 dipinti e 15 acqueforti - e che prosegue con lavori contemporanei, dove il tema, divenuto scelta espressiva e linguistica, si declina in provocazione, senso del sacro, riflessione sulla memoria, dialogo con la propria interiorità. Attestata fin dall'epoca romana (ricordiamo i così detti pavimenti "non spazzati", ossia mosaici che rappresentavano i resti di un sontuoso banchetto) e fiorita in epoca controriformista e barocca, la Natura Morta, oltre ad aver accantonato l'uomo ed essersi svincolata da qualsiasi intento religioso o didascalico-moraleggiante si è imposta - come sottolinea la curatrice - come "campo neutro in cui fare e godere l'arte senza tutti i lacci e lacciuoli dell'ortodossia e del potere imperante". Oltre a questo, ha in sé la possibilità di superare la natura - quella vera - in "meraviglia", costruendo uno spazio fittizio, che inganna i sensi e nella sua evoluzione ha via via perduto la funzione di mimesi, per farsi palestra di sperimentazione e palcoscenico dove va in scena la realtà. Oggetti-attori, dunque, affollano le tele di Giorgio Morandi, per antonomasia il pittore, che ha instaurato un dialogo sommesso e poetico con bottiglie, ciotole, vasi, caraffe, fiori. Pur rappresentando l'autore che più ha giocato con le molte variabili di questo tema, Morandi nei suoi oggetti, come ricorda Marilena Pasquali, supera il concetto restrittivo di Natura Morta, dando vita a composizioni, che interrogano il reale, tentando di dare un ordine al caos, in cui sprofonda l'uomo. I suoi "modelli" sono passati dallo stato di oggetto a soggetto, da entità passiva a protagonisti di quel "teatro della realtà", che il pittore bolognese ha saputo orchestrare. Una "severa elegia luminosa", come la definì il critico Roberto Longhi, ritma le composizioni morandiane, dove i semplici oggetti quotidiani diventano ancoraggio sicuro, a cui aggrapparsi quando si dubita di appartenere al mondo visibile. Oggetti come specchio di sé anche negli artisti successivi, che si esercitano su un campo dove ormai l'arte ha perduto qualsiasi valenza celebrativa, politica o morale. Artisti che si confrontano con un tema così dilatato, da estendere il concetto di Natura Morta a pratiche quali il collage, il ready made duchampiano, il papier collè o la riproduzione seriale del soggetto. Da Morandi, dunque, si dipana un lungo filo che lega Filippo De Pisis, Alberto Gianquinto e Piero Guccione, con lavori permeati da un "brivido di emozione", a Mario Mafai, Mario Calandri e Carlo Mattioli, che tentano di fissare l'attimo, oggettivandolo attraverso la pittura. Continua tenendo avvinti autori, che interpretano in modo personale la tendenza a "smontare il soggetto", propria di un'estetica neocubista e giunge a chi come Afro, Francesco Lo Savio, Fausto Melotti si incamminano su un percorso che tende all'astratto. Tocca chi ha affidato all'oggetto una funzione "sacra" come Lucio Fontana - sia nei suoi "Crocefissi", sia nei "Concetti Spaziali" -, o totemica come Pinot Gallizio. Raggiunge chi fa del soggetto un medium di provocazione - come i manifesti strappati dai muri di Mimmo Rotella - e infine approda a tutti quegli artisti come Piero Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Francesco Clemente, Claudio Parmiggiani, Piero Gilardi, Luigi Mainolfi, che trasformano le schegge del reale in opera d'arte, nel tentativo di ricomporre una realtà frammentaria, ansiosa di un'armonia perduta.
"Oltre l'oggetto. Morandi e la natura morta oggi in Italia"
Museo Michetti, Francavilla al Mare (Chieti)
Fino al 30 settembre
www.comune.francavilla.ch.it

 

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